Duecento giovani iscritti, due giorni fitti di relazioni e dibatti di alto livello, sia per gli ospiti intervenuti sia per i contenuti proposti. Dal 19 al 21 febbraio 2021 si è svolta al ventisettesimo piano del grattacielo PwC di City Life a Milano la dodicesima edizione della Scuola di formazione per giovani amministratori della Fondazione Costruiamo il futuro, a cui negli ultimi tre anni si è affiancata nell’ideazione e nell’organizzazione l’associazione lombarda Nuova Generazione. Relatori in presenza, “studenti” a casa, collegati con una piattaforma tecnologicamente avanzata.
“Ripartire dalle città” il tema scelto quest’anno e introdotto dal professor Andrea Simoncini, ordinario di Diritto costituzionale e direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche dell’università di Firenze. Simoncini è partito dalle differenze culturali dell’origine della Polis greca (l’organizzazione della vita comune) e della Civitas romana, in cui la preminenza è data al cittadino e alle relazioni che istituisce. L’identità della città – ha spiegato con un excursus storico – è data dalla relazione: una relazione di difesa dal nemico e dalle scorrerie delle bande nel Medioevo, poi una relazione commerciale nel Rinascimento, quindi la relazione stabilita dal lavoro e i conseguenti problemi di mobilità nell’800. Quali sono le relazioni che disegnano l’identità della città oggi? Simoncini ne ha individuate cinque: la relazione di conoscenza, che stabilisce una responsabilità educativa; la relazione del lavoro con le problematiche sorte dalle nuove forme di smart working; la relazione della salute; la relazione ambientale e la relazione digitale. L’uomo non si sviluppa al di fuori di queste relazioni di cui la città diventa teatro. Molte le domande giunte dai duecento partecipanti, soprattutto sulla dimensione digitale che queste relazioni hanno assunto in un anno di distanziamento sociale e sul futuro che prospettano.
La seconda sessione su “Le città e l’Europa delle autonomie” ha visto protagonisti i sindaci di Genova (Bucci), Firenze (Nardella) e Venezia (Brugnaro), l’europarlamentare Massimiliano Salini e Alessia Mosca (segretario generale dell’associazione Italia- Asean) che ha un osservatorio speciale sulle metropoli del Sud-est asiatico. Il ruolo crescente delle città nel contesto europeo, anche nel rapporto diretto con le istituzioni dell’Unione è un futuro da cui non si può più prescindere.
Milano come simbolo della città che si trasforma è stata al centro della sessione “urbanistica”, dove si sono confrontati sociologi come Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, “sviluppatori” come Mario Abbadessa, il presidente della CdO Guido Bardelli e esperti del mercato immobiliare come Lia Turri di PwC. Si è molto parlato di social housing, di progetti di sviluppo, di nuove esigenze abitative e del grande ostacolo normativo, a cui Milano fa eccezione, e soprattutto burocratico che frena progetti di trasformazione o rigenerazione urbana che rischiano, una volta realizzati, di essere già superati.
Ferruccio Resta, rettore del Politecnico, Franco Anelli, rettore della Cattolica, e Gianfelice Rocca, presidente Humanitas, e Andrea Toselli, presidente di PwC Italia, hanno dato vita a un interessantissimo panel sul ruolo delle università. Con la didattica a distanza perché un giovane dovrebbe trasferirsi, con tutto quello che questo comporta per lui, per la sua famiglia e per la città che lo ospita, per fare l’università? Icastica la conclusione: le università devono ripensarsi, anche nell’organizzazione degli spazi, per offrire non solo conoscenza e competenza agli studenti che le frequentano, ma per far fare a loro delle esperienze.
Quale sistema di welfare di fronte a una situazione di crescente povertà, accelerata ma non determinata dalla pandemia, devono progettare le città: Giovanni Fosti della Fondazione Cariplo, Luca Pesenti, sociologo dell’Università Cattolica, e Elisabetta Soglio, direttore di Buone Notizie del Corriere della Sera, hanno tracciato un quadro drammatico, in cui anche chi si è sempre impegnato nel mondo del welfare, il no profit, è entrato in difficoltà. Bisogna cambiare l’idea stessa di welfare, che non è una somma di prestazioni, di servizi e di politiche di settori che non comunicano tra loro, ma è una infrastruttura fondamentale della comunità per stare dentro una trama di relazioni. Decisivo, in quest’ottica, il mettersi insieme tra soggetti diversi, tra pubblico e privato in un dialogo paritario e di co-progettazione.
In chiusura il confronto tra tre giornalisti, il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, quello del Messaggero, Massimo Martinelli, e Marco Bardazzi, una lunga esperienza nei quotidiani, poi la responsabilità della Comunicazione di Eni e una particolare attitudine ai social. Si è parlato molto di come sono cambiate le due più grandi metropoli italiane in questa pandemia e come è cambiato il modo di raccontarle. Anche qui discussione sul mondo del web, sulle opportunità e i pericoli di eterodirezione della comunicazione giornalistica che comporta e sulla necessità di un’educazione alla sua conoscenza e al suo uso. Tutti e tre i relatori hanno invocato, il fatto scatenante è stata la cacciata di Trump da Twitter, decisa da un imprenditore privato (giusta o sbagliata che fosse), l’assunzione di responsabilità della politica (il Congresso americano e l’Unione europea) per stabilire norme che regolamentino l’accesso a queste nuove e invadenti forme di comunicazione.
Si ringraziano: PwC, Federlegno Arredo, Camplus, Expotrans spa